Questo è il commento di N. Negroponte per tacitare l'obiezione di chi non vede praticabile la strada dell'informatizzazione scolastica di massa. Premesso che condivido gran parte dell'opinione e tutto l'operato di questo visionario fondatore del progetto OLPC (One Laptop erp Child) che ha celebrato a settembre un'altro straordinario successo con la consegna di 400.000 PC a bambini uruguayani, non mi sento proprio di accettare la sua teoria dell'apprendimento dell'uso del computer (mi guardo bene dall'usare la parola TIC che lui trova disdicevole e scollegata dalle pratiche quotidiane e dall'immaginario della generazione digitale) condivisa a cuor leggero dalla Faggioli che per l'ADi ha tradotto e commentato l'intervento di Negroponte al forum IDB.
Anzi debbo dire che sono stupita per la leggerezza con cui si propone una tale teoria, perché numerose ricerche e autorevoli pareri al di là dell'oceano (AAL, per esempio) hanno ampiamente dimostrato che sebbene i ragazzi utilizzino il PC ed internet quotidianamente e per più ore, questo non significa affatto che siano in grado di beneficiare delle potenzialità che esso offre per conseguire abilità indispensabili per il 21° secolo.
Saper cercare, validare, organizzare informazioni reperibili sul Web, significa procedere per gradini successivi di competenze di tipo bloomiano e non ha niente a che fare con il saper premere tasti, in quanto richiede abilità cognitive che debbono essere sviluppate da persone competenti.
Il visionare semplicemente informazioni non pertinenti, o non verificate, senza riuscire ad analizzarle od organizzarle adeguatamente, a sintetizzarle o usarle per scopi creativi non prepara i ragazzi ad affrontare le sfide del mondo tecnologicamente interconnesso dove la competizione è globale e il ritmo di evoluzione della tecnologia va con le nuove USB 3.0 alla velocità di 25 giga ogni 70 secondi.
Ben venga un computer per bimbo, magari potessi vedere quel giorno: non significa però che così si sana il digital divide, ma si rischia di creare un nuovo analfabetismo mascherato da innovazione tecnologica.
Una prospettiva molto triste se non si provvede a formare i formatori adeguatamente!