LE PROBABILITA' DI SUCCESSO DELLA SCUOLA SONO DIRETTAMENTE PROPORZIONALI ALLA CAPACITA' DEGLI INSEGNANTI DI COLLEGARE LA SCUOLA STESSA AL MONDO DEI "NATIVI DIGITALI" PER DOTARLI DI STRUMENTI CHE CONSENTANO LORO DI RICICLARSI IN UN MERCATO DEL LAVORO IN COSTANTE E RAPIDA TRASFORMAZIONE

sabato 28 febbraio 2009

Seminario ADi: un breve riassunto

Al convegno dell' ADi “Da Socrate a Google – Come si apprende nel nuovo millennio” svoltosi a Bologna il 27 e 28 febbraio, analisti di sistemi di istruzione, ricercatori di psicologia e di tecnologia cognitive, docenti e dirigenti scolastici impegnati in prima persona in sperimentazioni all'avanguardia e dirigenti di impresa si sono interrogati e confrontati sulle sfide didattiche che la società dell'informazione pone al sistema dell'istruzione e sulla necessità di individuare linee guida per nuove prospettive formative. Nella società della conoscenza e del Web 2000 occorre ridefinire gli obiettivi della scuola per sanare il divario che si è creato fra il mondo reale e questa istituzione che invece è rimasta uguale a se stessa nel tempo, e recuperare l'affettività e l'interesse degli studenti consentendo loro non solo di utilizzare le abilità multimediali possedute, ma di affinarle e ampliarle creativamente e criticamente.

Siamo vivendo un momento di cambiamenti epocali straordinari ed inquietanti, ed è impensabile che la professione docente possa non cambiare: il problema è riuscire ad immaginare quale sarà il futuro della scuola con i dati del presente .
Non ci si può più esimere dall'utilizzare i numerosi nuovi potenti strumenti tecnologici, ma è necessario progettare di nuovo didattica e pedagogia: mentre per quest' ultima forse un modello c'è – è stata proposta una pedagogia di un nuovo rapporto studente docente – per la didattica si è ancora lontani da una formalizzazione strutturata, sebbene esperimenti all’avanguardia abbiano dimostrato di poter produrre risultati interessanti.

Una sfida che le TIC lanciano al mondo della scuola e che la scuola forse può vincere solo alla grazie alle TIC stesse, utilizzandole per uscire dall'isolamento che la penalizza e diventando in prima persona protagonista della società dell'informazione.

Seminario ADi: riflessioni e spunti

L'accelerazione dei ritmi vertiginosi di produzione e diffusione di informazione, cui hanno contribuito le TIC e il Web 2000, continuano ad appiattire il mondo e costituiscono il propulsore economico, sociale e creativo del terzo millennio.

Troppi studenti italiani ed europei , una nuova generazione di “ZAPPER” di mondi virtuali, nel momento in cui varcano l'uscio delle scuole, si trovano catapultati in una anacronistica e noiosissima età della pietra della conoscenza, dove l'esclusività e l'autorità dell'informazione continua ad essere congelata nella figura del docente. La scuola si conferma la struttura più “conservata” dalle sue origini forse paragonabile solo alla chiesa (abstract Domenico Parisi): il libro e la lezione frontale si riconfermano come modalità privilegiate di distribuzione di conoscenza, sostenute dall'isolamento professionale dei docenti permesso e protetto dalla architettura claustrale delle classi.


Forse i libri di carta spariranno grazie alla loro digitalizzazione, e forse le biblioteche dovranno reinventarsi, forse la democratizzazione della cultura che ci si aspettava che non si è realizzata nel passaggio dagli amanuensi dei monasteri a Gutemberg, attraverso i paperback fino a iKindle non ci sarà neanche grazie alla rete visto che spesso per leggere articoli di costose pubblicazioni scientifiche on line (precedentemente acquistati solo da biblioteche) occorre pagare. In America, e non solo, (ricerca "Pocket of Potential") esperimenti per far accedere a tecnologia mobile dal costo relativamente ridotto come cellulari, iPod, piattaforme Nintendo si moltiplicano e danno risultati non trascurabili (Project K-Nect) proprio per i figli delle classi economicamente disagiate, con accesso a PC e ad Internet nullo o quasi. Durante un corso di formazione per apprendisti, una ragazza dell'est che lavora come cameriera mi ha detto che usa il T9 per migliorare lo spelling dell'italiano, soprattutto per quanto riguarda l'uso delle doppie che nella sua lingua madre non ci sono!

E che dire della digitalizzazione di milioni di libri di numerose biblioteche online se non che sono una risorsa validissima permanente e onnipresente nel tempo e nello spazio.


Nel mondo ormai piatto che più piatto non si può (Friedman) l'orizzontalizzazione della costruzione e della distribuzione delle informazioni non si limita più all'ambito della R&D (riderca e progettazione) industriale, pubblicitaria, di servizi e di sviluppo di software (H farm) ma ha infettato tutta la conoscenza.

Se per essere economicamente più efficienti e avere più tempo da dedicare ad esigenze personali dei loro clienti, ditte e commercialisti americani sono arrivati a dare in outsourcing tutto il lavoro digitalizzabile, non vedo perché non possano fare altrettanto i docenti: gli studenti non hanno bisogno dei loro insegnanti in quanto depositari di dati - la massa di informazioni aggiornate disponibile on line è già pressoché sconfinata – ma necessitano di guide sicure per reperire, valutare e riorganizzare creativamente la conoscenza online, per imparare le regole dei Creative Commons, per sviluppare strategie etiche di gestione della dimensione sociale del web e per acquisire la duttilità e la riciclabilità necessaria a garantire loro una maggiore “impiegabilità”.


Quanti insegnanti siano in grado di rivestire adeguatamente il nuovo ruolo a cui sono chiamati è da vedere: per insegnare l'apprendimento permanente occorre praticarlo in prima persona, e anche se i docenti sono per definizione “immigranti digitali” non possono esimersi dall'acquisizione delle nuove tecnologie e da sperimentazioni didattiche delle stesse, oserei dire anche al di fuori dei un framework prestabilito: forse è azzardato perché non possiamo usare i ragazzi come cavie, ma un tentativo di programmazione che incorpori la realtà del mondo significa fornire una possibilità di sopravvivenza nella società della conoscenza.


C'è il pericolo di una disumanizzazione dell'apprendimento?

La tecnologia non è antiumana, anzi paradossalmente è biologicamente brain-friendly e quindi anche learner-friendly. La ricerca neurologica conferma che la costruzione della memoria esplicita semantica (parole, simboli, libri, video, testi, computer, preparzione scolastica) è di gran lunga più difficoltosa rispetto alla costruzione di memoria esplicita episodica (posti, eventi, circostanze): video giochi, simulazioni virtuali, contestualizzazione geografica o storica supportano efficacemente l'apprendimento semantico, e inoltre lo rendono sicuramente più gradevole. Cosa chiedere di più ad una tecnologiqa che ci permette proprio questo? I videogiochi dell' Istituto di RIcerca di Trento (IPRASE) unità di apprendimento dai parametri regolabili, l'esperimento su Virtual Life dell'Istituto d'Arte "Vittoria" (abstract Frizzera-Stacchini) nella sua gestione completa da parte degli studenti, “Un PC per ogni studente" della Scuola Don Milani (abstract Limone) sono esempi di buona pratica che hanno dato risultati interessanti: occorre continuare a sperimentare e a condividere per mettere a punto strategie funzionali di valenza didattica. I videogiochi nelle scuole trentine sono stati modificati in itinere molte volte su suggerimenti di studenti e insegnanti: la malleabilità e feedback costituiscono un altro vantaggio innegabile delle nuove tecnologie.

giovedì 26 febbraio 2009

Definire l'alfabetizzazione tecnica: un compito non facile

Mai la questione della tecnologia nell'era della competizione globale è stata più sentita dagli americani: la Cina incombe minacciosa. Ed ecco allora che il governo federale ha deciso di nominare una commissione per la definizione di test che valutino l'abilità degli studenti di competere nel mercato globale e stare al passo con la tecnologia. A leggere l'articolo di Andrew Totter (Tech Literacy Confusion - What should you measure?) ci si rende conto dell'estrema complessità del compito a cui tale commisione - nominata nel dicembre scorso e che dovrà produrre un progetto pilota entro il 2012 - si accinge.

Innanzitutto perché sembra che ci sia un po' di confusione negli USA in merito al temine "Tech Literacy", ovvero Alfabetizzazione Tecnica (AT) che si è affiancata quella tradizionale.
Che ai ragazzi "nativi digitali" non basti più esprimersi solo con le parole, alle quali si e aggiunta una nuova varietà semantica costituita da suoni, musica, immagini, video ed avatar sapientemente coniugata con abilità di elaborazione multimediale è un fatto, cosa includa l'AT è ancora da vedere.

C'è chi pensa che l'AT riguardi processi e convenzioni delle comunità online, la comunità scientifica è convinta che le abilità necessarie nel 21° secolo includano solo scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (le cosiddette materie STEM), altri invece credono che sia necessario concentrarsi sulle problematiche di sicurezza, proprietà intellettuale e ciber-bullismo. Al di là dello sforzo del governo centrale americano di promuovere l'AT con la legge "No Child Left Behind", ogni distretto si è poi regolato come riteneva più opportuno: solo 10 stati hanno test standard per l'alfabetizzazione tecnica. Alcune aziende di servizi ne hanno approfittato per progettare curriculum e test (ets.org/iskills/ e Learning.com), senza però arrivare ad un consenso o ad una definizione condivisa.

A complicare ulteriormente il compito della National Commission Assessment Board" contribuirà l'eterogeneità della sua composizione - ingegneri e rappresentati dell'Associazione per l'Istruzione Tecnologica - che la porterà inevitabilmente e ricercare un compromesso fra l'ottica industriale orientata verso la carriera e le TIC.